Filantronico

Un romanzo sul rapporto tra umanità e intelligenza artificiale

Filantronico è il racconto, in prima persona sotto forma di lunga “deposizione” in tribunale, dell’inventore di un Algoritmo di Intelligenza Artificiale accusato di aver voluto instaurare una dittatura nella sua Nazione. Ormai gravemente malato e incapace di muoversi e parlare per via di un morbo autoimmune degenerativo del sistema muscolare, l’uomo, grazie a un software che consente l’esfiltrazione del pensiero dal corpo, ripercorre la sua vita, dalle prime esperienze nel mondo della politica e dei social, all’impegno a livello professionale in quel settore come consulente del Sindaco in corsa per la rielezione, fino alla creazione di un software capace di gestire automaticamente i profili social da lui monitorati. Grazie al successo ottenuto con le sue intuizioni, la sua spregiudicatezza e tramite il continuo perfezionamento dell’Algoritmo, il Nostro e la sua Società arrivano a controllare l’impatto mediatico dei vertici del potere nazionale. In risposta al malumore nei confronti di una paventata presa di potere dell’Algoritmo di Stato, la Società eticamente risponde rendendo di pubblico dominio il codice sorgente, ma, dopo una campagna diffamatoria partita dalla sua ex moglie, manipolata dalla nomenclatura avversa all'innovazione tecnologica della politica, grazie a una tattica di attacchi sul web sostanzialmente conforme a quelle di cui anche il nostro si era servito, la sua grande costruzione digitale comincia a sfaldarsi, terminando in quelle accuse che lo hanno costretto, ormai in fin di vita, a difendersi davanti a una Corte Internazionale.

Perché ho scelto di autopubblicarmi?

Questo romanzo è pronto dal 2021 e in questi tre anni ho provato a proporlo in lungo e in largo, tra concorsi, valutazioni e consulenze. Purtroppo, nonostante i buoni feedback ricevuti qua e la, non sono riuscito a trovare nessuno disposto a pubblicare il volume.

Magari nessuno l'ha accettato perché il libro non vale.

Può essere benissimo. Però al Calvino 2022 ho ricevuto un'ottima critica e anche al Giovane Holden 2025 sono arrivato tra i 30 finalisti su più di 300 partecipanti. Io credo che Filantronico abbia un valore, non sia altro per il lavoro svolto dalla mia editor (Patrizia Lucchi) e dal consulente letterario (Jacopo Nacci) che hanno speso il loro tempo su questa mia opera. Alla fine è un valore che non volevo disperdere.

Non sono buoni motivi per leggere un libro.

Esatto, queste sono le mie motivazioni. Quelle personali di autore. Ma in Filantronico ho cercato di analizzare in maniera approfondita il rapporto che noi umani stiamo creando con l'intelligenza artificile, un'entità che sempra tanto astratta, quanto in realtà influente nel mondo di oggi. Considerando che questo libro l'ho scritto nel 2021, ancora oggi trovo il testo attuale, nonostante la costante e ripida crescita di questa tecnologia ancora immatura abbia in parte cambiato alcuni aspetti della questione. Il concetto di base resta comunque invariato e ancora attuale. L'uomo crea la tecnologia, spesso senza domandarsi troppo delle implicazioni future, poi quella stessa sua opera ne condiziona l'esistenza. Alla fine, il timore e le riserve che si manifestano verso l'AI non sono rivolte direttamente alla tecnologia, ma all'uomo stesso.

Giudizio Premio Calvino Edizione 35 (2022)

Romanzo inseribile nel filone fantapolitico e distopico, Filantronico è il racconto, in prima persona e sotto forma di lunga “deposizione” in tribunale, dell’inventore di un Algoritmo di Intelligenza Artificiale accusato di aver voluto instaurare una dittatura nella sua Nazione.

Ormai gravemente malato e incapace di muoversi e parlare per via di un morbo autoimmune degenerativo del sistema muscolare, l’uomo, grazie a un software che consente l’esfiltrazione del pensiero dal corpo, ripercorre la sua vita, dalle prime esperienze nel mondo della politica e dei social, all’impegno a livello professionale in quel settore come consulente del Sindaco in corsa per la rielezione, fino alla creazione di un software capace di gestire automaticamente i profili social da lui monitorati. Grazie al successo ottenuto con le sue intuizioni (“In pochi mesi diventammo leader in un campo inesistente prima del nostro intervento, potendo perciò tracciare la strada per una nuova frontiera della comunicazione digitale”, p. 46) – e la sua spregiudicatezza (“Offrire al nostro software la possibilità di modificare, oscurare e foggiare in modo appropriato le cronologie dei profili sociali dei clienti per uniformarle all’ultimo post in ordine di tempo, ci diede un vantaggio strategico decisivo nella competizione politica”, p. 56) – sul web, e tramite il continuo perfezionamento dell’Algoritmo, il Nostro e la sua Società arrivano a controllare l’impatto mediatico dei vertici del potere nazionale “a conferma di come gli individui inumani fossero determinanti nel condizionare, influenzare e inquinare l’intero meccanismo dello scambio delle informazioni pubbliche e private su Internet. Se per l’opinione pubblica si trattava di una semplice supposizione, per noi addetti ai lavori era un fatto appurato e quotidiano e i dati supportavano pienamente ogni più nefasta previsione.” (p. 59). Un ulteriore salto di qualità viene ottenuto con la creazione del “primo computer quantistico perfettamente funzionante messo in opera per l’applicazione nella nostra infrastruttura ... sul finire del terzo decennio del secolo” (p. 70).

In risposta al malumore nei confronti di una paventata presa di potere dell’Algoritmo di Stato, la Società eticamente risponde che “un’entità astratta, priva di interessi privati e coperta da un velo di ignoranza di sé, avrebbe legiferato meglio, con pene certe e più severe contro la corruzione pubblica, fungendo da efficace deterrente ai deprecabili comportamenti umani più volte registrati nel grande almanacco della gestione dei beni pubblici”, (p. 81).

Ma infine, dopo una campagna diffamatoria partita dalla sua ex moglie e “manipolata da chi voleva far terminare prima possibile la nostra esperienza di un Governo digitalista” (p. 137), e grazie a una tattica di attacchi sul web sostanzialmente conforme a quelle di cui anche il nostro si era servito, la sua grande costruzione digitale comincia a sfaldarsi, terminando in quelle accuse che lo hanno costretto, ormai in fin di vita, a difendersi davanti a una Corte Internazionale.

Opera interessante e complessa, dal punto di vista tecnico e narrativo, Filantronico è un romanzo che sembra riduttivo ascrivere al solo genere fantapolitico, pregno com’è anche di fantascienza (o forse presto scienza, chissà), nonché di fine analisi psicologica, abilmente suggerita dalle azioni e talvolta apertamente affrontata nelle riflessioni del protagonista (contro la ex-moglie, per es.: “quella oscura sensazione di potere pressoché totale e incontrollabile, l’ho provata in prima persona adoperando l’Algoritmo per realizzare e soddisfare i miei più infimi istinti, quindi conosco perfettamente il rischio”, p. 99).

Anche la parabola della vita stessa del protagonista, da manipolatore della vita altrui a corpo inerme senza possibilità di parola, ben oltre il vecchio Presidente di Simenon, è paradigmatica: una moglie influencer che finisce per accusarlo pubblicamente, forse a torto, per sfruttarne la popolarità; un figlio che lo tradirà, ma per il quale il nostro non si è certo speso in termini affettivi; un’amante che ha il solo scopo di carpirgli informazioni; ricchezza e fama che, come vuole il vecchio adagio, non gli danno la felicità; e infine una malattia terribile, per la quale gli ausili meccanici della scienza non offrono cure, ma finiscono in pratica per prolungare la sofferenza del paziente, privandolo anche della parvenza di umanità.

Eppure, se da un lato noi lettori veniamo in tal modo indotti a posizioni empatiche sia dalle vicende del protagonista, sia dalle sue reiterate affermazioni “filantropiche”, dall’altro sempre le azioni reali insinuano in noi il dubbio di essere a nostra volta manipolati, vittime come gli altri del complotto di quella A.I. che, forse, sta dietro anche alla voce meccanica del nostro, ormai quasi inscindibile da lui (“l’algoritmo utilizzato per la procedura tecnica di traslazione della memoria, si basa effettivamente sul codice sorgente rilasciato con licenze open source dalla Società di cui l’imputato, A.P., è stato amministratore delegato e, prima ancora, fondatore”, p. 159).

Che l’Autore di Filantronico parli di argomenti che maneggia e conosce molto bene, è evidente fin dalle prime pagine. Nonostante l’estremo tecnicismo della materia, ha saputo creare un testo che funziona anche dal punto di vista narrativo, con un buon livello di suspense, con uno humour sotterraneo, mai esibito eppure percepibile (per inciso, un plauso all’idea di numerare i capitoli in sistema binario, da 1 a 100010), e con un livello formale linguisticamente alto.

Quelli che sono i punti forti di un buon romanzo di fantapolitica (la vicinanza temporale della costruzione distopica, i riferimenti a formazioni e ideologie politiche esistenti e a dibattiti etici ed economici attuali), nonché di fantascienza (il crescente dominio dei social nella vita e nelle decisioni pubbliche), naturalmente finiscono per rivelarsi anche un’arma a doppio taglio, legati come sono a un’epoca particolare e, di solito, di durata limitata.

Tuttavia, questo romanzo ha dalla sua, oltre al pregio di aver saputo cavalcare bene l’onda degli attuali appelli alla digitalizzazione, la capacità di suggerire in modo intelligente (e forse sì, anche un po’ manipolatorio) l’eterna imperfezione del genere umano (nonché delle sue creazioni), senza mai cadere nella trappola di presentarci un’ennesima versione di HAL 9000.

Se un difetto si vuole imputare a Filantronico, è appunto la relativa difficoltà di lettura da parte di un pubblico che non conosca o, più probabilmente ormai, non ami gli argomenti legati a internet e all’informatica. Va detto però che nel caso presente l’utilizzo di un linguaggio a volte molto specifico è una pecca inevitabile di cui l’autore non abusa senza ragione.